Recensione: Lasciami Entrare di John Ajvide Lindqvist

 



Ho finito ieri di leggere il romanzo "Lasciami entrare", di John Ajvide Lindqvist. Mi era stato consigliato, ma devo dire che mi ha lasciata abbastanza delusa.
La storia non è neanche malvagia: Oskar, ragazzino delle medie sfigato e bullizzato, conosce Eli, una misteriosa ragazza che vive nell'appartamento di fianco al suo.
Nel frattempo nella zona si verificano strani omicidi in cui le vittime vengono trovate dissanguate. Spoiler non spoiler: Eli è una vampira (o una specie, comunque si deve ciucciare il sangue per sopravvivere).
Eli e Oskar fanno amicizia, e anche grazie a lei il ragazzino trova la forza di opporsi ai bulli.
I problemi di questo romanzo sono principalmente due: innanzitutto il fatto che non ci viene spiegato niente di chi sia Eli e di come sia diventata così, e invece noi vorremo saperlo. In quasi 400 pagine forse si dedica una mezza paginetta a far intuire cosa sia successo in passato, ma senza che si capisca un granché.
In secondo luogo, lo stile di narrazione è proprio bruttarello, costruito tutto su frasi brevi separate da punti fermi. Una narrazione gelida e senz'anima, a parte qualche raro passaggio, che si limita a registrare una serie di azioni e di pensieri, rendendo la lettura noiosa e poco interessante. A volte lo stesso concetto viene ripetuto due volte di seguito con dei sinonimi (ad esempio: "Si alzò. Si mise in piedi"), scelta ridondante della quale non riesco a capire il senso.
Due parole anche sulla traduzione: ho trovato sgradevole l’uso ripetuto del verbo "imprestare" in luogo della variante standard "prestare": una scelta del genere sarebbe stata giustificata solo in un contesto colloquiale in cui fosse chiaro che il registro era molto basso, ma ahimè, non è questo il caso.
Unico punto forte del romanzo: il personaggio di Håkan, il tirapiedi di Eli, che si occupa di lei con la dedizione di un disperato con un'ossessione sessuale per i ragazzini. Peccato che sparisca quasi subito, le parti con lui e Eli avevano un potenziale disturbante notevole.
In conclusione: non il romanzo più brutto che abbia mai letto ma di certo nemmeno il più bello.

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